La Stampa di oggi spiegata a mio figlio tra tette, culi e Berlusconi

Con qualche minuto di tempo libero da buttare dato dall'esser stato in ufficio sia sabato che domenica, voglio condividere con voi, esimi conoscitori delle vicissitudini italiche, la miseria dell'offerta editoriale de La Stampa di oggi.

Si, La Stampa perchè non sono un figo da Repubblica oppure un macaco da Libero - sono ancora un post democristiano da La Stampa. Cose che capitano.

C'è chi si fa le pere, chi coltiva la cirrosi e chi legge La Stampa come me - inutile lamentarsi.

Quello che mi infastidisce anzichenò è il nulla che il giornale di Torino ha pubblicato oggi, uccidendo il resto del mondo per dare spazio alla vicenda Berlusconi - magari arrivando anche a riscrivere lo stesso articolo sugli stessi identici fatti per diverse volte.

Vediamo la Prima Pagina di oggi:

 A prima vista, nulla di strano, il solito formato.

Proviamo ora ad evidenziare tre categorie di articoli: "Attacco a Berlusconi", "Tette e culi", "Notizie di rilievo".

Risultato (top):

Berlusconi: 23 links da cliccare
Tette e culi: 7 links da cliccare
Notizie di rilievo: 2 links da cliccare (un blog ed il forum...)

Andiamo più in basso:

Notizie di rilievo: 5 links
Tette e culi: 1 link
Berlusconi: 0 links

Se a questa divisione aggiungessimo anche i comportamenti dell'occhio umano sulle pagine web e le posizioni che all'interno della pagina raggiungono l'attenzione di noi pover minchioni, allora scopriremmo che La Stampa di oggi pubblica SOLAMENTE Berlusconi e  tette e culi.

E pazienza se in Iran vogliono sterminare l'opposizione, se in Texas eleggono un sindaco gay, se a Copenhagen si discute ancora di clima...

In Sintesi:

Torniamo all'immagine iniziale e chiediamoci per quale motivo qualcuno dovrebbe avere voglia, pazienza e tempo per soffermarsi su quei quadratini blu.

Per quale motivo, anche, qualcuno dovrebbe  ovrebbe avere voglia, pazienza e tempo per soffermarsi a cercare di capire quello che gli succede intorno.

Viva Berlusconi, viva le tette e viva i culi.

E, soprattutto, viva La Stampa.