4 nov 2008

Scoprendo l'Estonia: Telefonate Nucleari a Sillamae

Qualcuno, quando ho pubblicato le storie in inglese, mi ha detto che sono stato fortunato a non essere arrestato. Qualcun altro mi ha detto che dall’altra parte del confine mi avrebbero sparato. Fatto sta che io non ho ancora visto quello che volevo.


Primo passo….secondo passo….terzo pa...no.
“Stop!” mi consiglia un uomo parecchie volte più grande di me in uniforme nera mentre fa come per alzarsi dalla sua minuscola seggiola di legno.

Gli lascio finire la frase che segue il fermo – ha un’espressione gentile quindi perchè interromperlo – e poi, candidamente e con un’espressione un po’ idiota, gli spiego che no, non ho proprio capito nulla di quello che ha detto. Spiacente, niente russo nella mia testa.

Eppure, quello che vuole, è chiaro. Mi sta mandando via.
Il problema è che c’è anche qualcos’altro di abbastanza chiaro. Che io non voglio uscire dalla stessa parte dalla quale sono entrato.

Con agilità felina schiaffo sul tavolo biglietto da visita e tesserino del Consiglio Europeo –scaduto – puntando tutto sull’effetto sorpresa: a volte funziona. La gente vede qualcosa di vistoso, grande e con European Union scritto sopra ed entra nel pallone.
Chiaramente non lui.

Siccome sono noioso e mi piace insistere, continuo a tenere un’espressione abbastanza seria sul viso e gli chiedo di parlare con il suo “direktor” una di quelle parole che riesco a far capire in russo, ma le cose si complicano all’improvviso, proprio quando tornare indietro diventa più complesso.

Sillamae_037 Probabilmente attirate dalle voci, altre due guardie con la stessa uniforme si avvicinano a noi e, mentre una prova a parlarmi in russo, l’altra solleva la cornetta del telefono ed inizia a comporre dei numeri. Una cosa che difficilmente riesco ad immaginare come positiva.

Mentre la donna appena arrivata parla al telefono con qualcuno, il nuovo armadio che mi si è presentato davanti scava nel suo inglese e, sempre con una grande gentilezza, mi chiede dove sia il mio invito, la mia autorizzazione per superare il checkpoint.
Quella che chiaramente non ho.

Approfittando delle incompresioni linguistiche e preoccupato dalla telefonata ancora in corso – a volte i russi riescono a sembrare incazzati anche quando chiedono kak dela – cerco di cambiare la mia posizione e dico che, no, in effetti non volevo nemmeno entrare...volevo solo sapere a chi ci si dovesse rivolgere per chiedere un’autorizzazione.
Sai mai che decida di tornare...

Ovviamente, appena comincio a parlare, dimentico che gran parte delle mie parole non possono essere comprese e, quindi, comincio a maledire di aver fatto un ragionamento così lungo. Vorrei soltando andare via. O parlare con qualcuno che mi capisca....per esperienza di frontiera...a non esser capiti si corrono grossi rischi.

Improvvisamente la donna mi porge la cornetta del telefono facendomi intendere che qualcuno, dall’altra parte, vuole parlare con me.

Sillamae_030 “Who are you?”
La voce è maschile, parla inglese, ma suona molto meno gentile delle altre.
“Who are you?”

Provo a spiegare tutto il più velocemente possibile, nego di aver provato ad entrare e dico di essermi avvicinato solo per avere informazioni sull’autorizzazione.
Ma lui non mi ascolta nemmeno per un secondo.

“Who are you? What do you want?”
Non mollo. Riparto con la stessa cantilena di dieci secondi prima. “Mi chiamo Giovanni Angioni, sono un giornalista, sto facendo un reportage sull’Estonia..”

“Have a nice day.“
Click.

Telefono chiuso in faccia a metà discorso. Ottimo segno.

Faccio finta di sorridere come se non fosse successo nulla e mi preparo ad uscire quando..niente da fare. Altra telefonata.

Prendo la cornetta qualsiasi cosa meno che felice: per quanto ne so potrebbe essere qualcuno dalla Cia all’Fsb che vuole complimentarsi per il mio intelligentissimo tentativo.
Ed invece no.

“Good Afternoon!”
La voce è femminile, fresca, giovane e, soprattutto, gentilissima.Sillamae_034_2
La ragazza si informa di me e della mia visita per poi spiegarmi che, purtroppo, senza autorizzazione non posso proprio passare. Da parte mia mi scuso per averla disturbata di domenica mattina – dall’altra parte dell’apparecchio si sentono voci di bambini ed il rimore del mare – e le chiedo a chi rivolgersi per avere qualche tipo di permesso per il futuro.

Tutto va al meglio: ottengo il nome, le auguro buon pomeriggio, stringo la mano alle tre guardie, le saluto in russo – risatina generale – e torno sui miei passi. Felice di andare incontro al guardiano telefonista.

Ipod acceso e tesserino rimesso in borsa inizio a camminare quando, meno di due minuti dopo, mi sembra di sentire qualcuno gridare.
Provo ad ignorare tuttto e continuare la mia passeggiata verso la libertà quando le grida diventano più forti. Tanto forti da farmi girare.

Il primo guardiano in uniforme nera corre verso di me gridando qualcosa in russo.
Il primo ginocchio comincia a tremare.

Viene accanto a me ed, affannato, biascica un “Telefuòne! Telefuòne!” indicandomi quella maledetta porta dalla quale ero appena uscito e facendomi capire che devo tornare lì.
Il secondo ginocchio comincia a tremare.

Corro verso la porta.

E rientro.

Nessun commento:

Giovanni Angioni - g.angioni@gmail.com - facebook.com/giovanni.angioni
Cane Bassotto
Migliori Broker Opzioni Binarie