1 nov 2008

Scoprendo l'Estonia: Risveglio a Sillamae

Qualcuno mi ha detto che è stato solo perchè ci sono capitato durante una rarissima giornata di sole ma, sul serio, Sillamae non mi è sembrata per nulla quell posto tremendo e pericolosissimo delquale, fino a ieri notte, mi hanno parlato su Facebook.

La giornata è iniziata abbastanza presto e, come deciso dal piccolo pezzetto di carta lasciato al banco della reception, con la mia tanto attesa colazione.
Una volta entrato nel ristorante – deserto come lan notte precedente – riconosco immediatamente il mio tavolo: ad aspettarmi, infatti, trovo tutta la mia lista.
Prosciutto, formaggio, burro, pane, omelette, caffe, succo d’arancia…ma, ironia, niente acqua. Che qualcuno dell’hotel abbia letto il mio post di ieri?

Finito il mio banchetto solitario e dopo una breve chiacchierata con Julia, receptionist molto carina e di un ottimo inglese, chiedo di cancellare il taxi e comincio una passeggiata in solitario verso il porto. Se la memoria non mi inganna, questa è una delle mattine più calde e soleggiate che abbia mai visto in Estonia e sarebeb stupido sprecarla muovendomi in macchina.

Pochi minuti di camminata sul viale principale e, subito, la mia attenzione viene catturata da delle enormi ciminiere che, per quanto non vicinissime, mi sembrano assolutamente raggiungibili. Sigaretta dopo sigaretta, i cartelli di divieto d’accesso – che fingo di non capire perchè scritti “solamente” in estone e russo – mi fanno capire che la meta comincia ad essere vicina.

Ipod spento in modo da sentire qualsiasi richiamo della polizia e press card pronta all’uso, mi dirigo con grane naturalezza verso quello che sembra essere un checkpoint d’altri tempi. Gabbiotto con guardia, sbarra abbassata, cartelli incomprensibili ma, comunque chiarissimi. Di lì non si passa.Forse.

Un colpo di fortuna sfacciata vuole che il guardiano sia troppo impegnato nella sua telefonata per badare a me e così, pian pianino, riesco ad imbucarmi nel blocco amministrativo del porto. Un po’ deluso, però, perchè non ci trovo niente di veramente interessante a parte alcuni uffici, l’infermeria e la mensa per gli impiegati.

Lasciando perdere questi palazzotti da colletti bianchi, continuo la mia passeggiata verso le ciminiere ma, quando finalmente è solamente un muro a separarci, compare un nuovo maledetto ostacolo.
Un secondo posto di guardia.
E stavolta non arriva nessun aiuto insperato, visto che la guardia è lì, immobile e serissima, con gli occhi fissi su di me e la mia macchina fotografica.

Niente da fare.
Obbligato a rinunciare alla missione quando ormai ero arrivato ad un passo dalla meta, quando era rimasto solo un muro a separarmi dal mio sogno di entare nell’inferno estone.

O forse no.
Tre ore di bus, una notte in una stanza caldissima, una colazione senza acqua non possono finire così. Non sarebbe nemmeno giusto.

Mentro torno verso il primo check point, cercando di immaginare quale storia possa provare a raccontare alla guardia nel caso la telefonata sia finita, intravedo la porta di un edificio – stesso lato del maledetto muro – aperta. Chiaramente non è il momento per pensare a cosa possa succedere...corro dentro.

Bene che vada troverò un posto dove è domenica anche per la sicurezza.
Male che vada...

No...al male che vada adesso non ci voglio pensare...

Entro.

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Giovanni Angioni - g.angioni@gmail.com - facebook.com/giovanni.angioni
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