Ora quello più noioso..su di me.
Ieri ho sfogliato, a distanza di più di un anno, il quadernetto della mia prima volta a bruxelles da solo...viaggio di fuga...
...abbandonata parigi...evitata londra lanciando via dei biglietti già fatti e snobbando un guardaroba completamente nuovo...rinunciato a giorni bellissimi ma già abbondantemente vissuti...
Bruxelles dicevo...
Bruxelles e me...quello che è tornato dopo l'inizio al giornale gridando di aver trovato una mondo bellissimo...interessante...stimolante....
...quello che in mezz'ora correva a comprare la sua demibaguetteavecjambonetfromage...non!!pasdemaionnaise...poi diventato ouiavecmaionnaisemerci...
...quello che correva in abito al consiglio europeo fiero della sua tesserina con foto fatta dopo la giornalista di libé...
...quello che al supermercato comprava seicento lattine di bibite energetiche che cominciava a bere a colazione...
...si..quello che rimaneva a lavorare al pc fino alle tre, contento, compagni vodka e funghi...
...quello che lavorava da solo, isolato, con gli auricolari sempre ben infilati...che non vedeva i suoi coinquilini perché doveva lavorare...che non giocava a calcetto perché era appena tornato ed era troppo stanco...
...quello che gli unici bonjour della giornata li diceva al signore che chiede l'elemosina a Park...a colombe..ed al signore dei panini...
quello...quello...io...
lo stesso io che, però, seduto sul pavimento della Grand Place, il ventiquattro marzo dell'ormai lontanissimo duemilacinque scriveva:
"...per pochissimo che ci sono, la città è ben strana: un immenso non luogo dove nessuno di quelli che incontri per strada non ti dia l'idea di essere soltanto di passaggio.
Rue de la Loi e quartiere UE - lo ha confermato anche il gentilissimo tassista - sono un deserto di vetro ed acciaio.
Nulla più.
Nessuno che passeggi sui pur larghissimi marciapiede: d'altra parte nemmeno si capisce perché dovrebbero anche solo provare a farlo.
Dentro ai loro dinosauri fantascientifici hanno tutto: lavoro-caffé-mensa-passaggio diretto al parcheggio sotterraneo per poter riprendere la propria auto in direzione casa.
Ma, io dico, è davvero così che dobbiamo finire?
è NECESSARIAMENTE così che tutto deve andare?
Un attimo fa, al solito senza uno sputo di cartina, mi sono perso in una zona "abbastanza particolare": i dintorni della stazione nord.
Certo, il culo l'ho tenuto stretto per tutto il tempo.
Spesso ho anche incrociato le dita sperando che quelle personcine poco simpatiche che tentavano ostinatamente di incrociare il mio sguardo non volessero fottermi portafogli e verginità...
Sono dovuto addirittura arrivare ad invocare Sartre e ricordare che "non esistono vigliacchi. Esistono comportamenti che ci rendono vigliacchi."
Ed alla fine sono pure sopravvissuto.
Cosa c'era in quelle strade oltre sporcizia, donne assolutamente velate, giovani in atteggiamento da boss americani e macchine con folli rap a volume altissimo?
C'era gente, c'era casino.
C'era vita.
Forse il problema è, in fondo, quello che NON c'era.
Non c'erano doppipetti, non c'erano negozi con insegne scritte con caratteri grosso modo a noi comprensibili.
Non c'era la gente "normale".
Ora, io mi domando, chi sta sbagliando? Chi ha già sbagliato?
Io faccio come al solito l'atipico cazzone che, tipo nuvoletta fantozziana, vola un po'ovunque facendosi apertamente i cavoli degli altri: ma, se dovessi scegliere, sinceramente, da che parte starei?
Beh...s'è fatto il momento di riflettere con una buona birra."
Eh si...quello...io...quell'io...
Chissà dove diavolo è finito....
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