Nemmeno mi ricordo bene come sia cominciato nè dove, visto che per i primi quattro mesi dell’anno sono stato talmente tanto tempo in giro per il centro cool di Stoccolma da farmi quasi pensare di trasferirmi lì.
Però, davvero, che anno pazzesco.
Il 2009 è l’anno in cui ha cominciato a prendere forma Estonian Free Press, nato sulle ceneri del mio rapporto (mai concluso ma nemmeno mai salvato) con Cafebabel. L’anno in cui David Hernandez Garcìa è arrivato dalla Spagna per lavorare a tempo pieno su quello che nel 2008 nemmeno era stato pensato. L’anno in cui David si è unito ad Annika e Liis. Che poi sono arrivate dopo Marit, Guillaume ed Edwarth ma prima di Marco. Mamma mia quanta gente è passata sotto EFP in dodici mesi.
Il 2009 è stato anche l’anno del Kaarli caffee (fallito) e delle riunioni al Kaarli caffee (fallite anche quelle), delle mie presentazioni di oltre 100 slides sui social media e della prima pattinata su un lago ghiacciato di tutta la mia vita.
L’anno del bluff dell’elezione di Obama – no, non ho cambiato idea - e della repressione in Iran, dell’arrivo dell’iPhone nella mia tasca e del ritorno del giovane a Parigi.
A Parigi.
Dopo nemmeno mi ricordo quanti anni mi sono riseduto su quella maledetta sedietta al Luxembourg.
L’anno della crisi economica e del ritorno alla condizione ideale della mia vita: pagare l’affitto scrivendo. L’anno dell’attacco a PokerStars e delle riunioni per capire come preparare le riunioni preparatorie alle riunioni importanti.
L’anno del nobel dato con il culo e delle puttane di Berlusconi, delle morti alla SARAS e del mio nuovo dentino che non ho rovinato nemmeno con un misero ritorno al calcetto.
L’anno della dipendenza da Spotify, del principio della fine di Facebook e della decisione di non bere più di due energy drink al giorno che poi fa male.
L’anno della saggezza che potrebbe anche essere ricordato come l’ultimo da signorino.
Mamma mia, che anno il 2009.
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