...
"oh!"
...
"cosa?"
...
"no, niente.quel palazzo...si...quello in fondo..no,aspè, forse no..."
"quello giallo?"
"si, quello...però no...perchè dietro dovrebbe esserci..dunque, se
noi siamo qui...il ponte trotzkij..."
San pietroburgo è questa qui.
Due figuri che macinano chilometri...
uno avvolto in un piumino scuro tiene gli occhi fissi su mappa e guida
della città mentre si lascia avvolgere da una quantitá di polvere che
nemmeno in africa...
L'altro, chiuso nel suo cappottino tuttofare, fuma una sigaretta dopo
l'altra ricordando, boccata dopo boccata, che non va in bagno da due
giorni e che, quelle che sembrano doglie, altro non sono che il
risultato della sua improbabile colazione: pane, burro e formaggino.
"cosa dici, prendiamo una cioccolata al chiosco?" borbotta il
cappottato.
"si, sarebbe una bella foto" risponde il gps umano.
"bello quel palazzo, eh?" sgranocchia il primo tra le labbra
"senti, se mi parli girato dall'altra parte, mentre passa un autobus e
ti mangi tre quarti di quello che dici, non si capisce un cazzo."
reagisce spazientito l'impiumato da sotto la sua sciarpa arancione.
Anche questa, in fondo è san pietroburgo. Anche questi sono gli eroi
della nostra storia.
Uno che cammina fissando terra per non perdere nessuno dei tacchi a
spillo delle giovani fanciulle locali, e l'altro che non perde
occasione di regalare sorrisi a chiunque incroci il suo sguardo.
Uno che sottostima la capacita di saper rendere carissimo un vola
redbull e l'altro che sovrastima la potenza del suo conto in banca.
Uno che sembra sia sempre lì lì per perder qualcosa e l'altro che
perde sempre la pazienza per la scortesia di homo sovieticus e signora.
Ma meglio andar per gradi...qui, ad avere troppa fretta di raccontare
si rischia di perdere tanto, troppo per poi pretendere di essere anche
perdonati.
Quindi, salto carpiato doppio all'indietro ed, hop! Di volata a tallinn!
Notte prima del viaggio: 23.00
Il perdi tutto prova a perdere il bus scappando in fuga romantica a
riga ma, tra la sorpresa generale - e personale- si ripresenta in
terra estone con un tempismo da manuale.
Ore 23.30
Il sorridente chiama il compara dichiarandosi semi ubriaco in un bar
elegante della capitale.
Ore 9.15 del giorno dopo
I due sono insieme, a sognare delle uova fritte mentre si preparano e
corrono alla stazione.
Ore 10.15
Sono sul bus. Lugubre quattroruote cinese dai rumori poco rassicuranti.
"secondo me tra poco si apre la cappelliera e cade tutto, guarda come
si muove" dice il saggio.
"macchè, sono tutti così" risponde l'altro
"no, no. Guarda. È solo il nostro ad aprirsi in quel modo"
"appunto"
"appunto cosa?"
"niente, fregatene" chiude la conversazione l'uomo dal cappotto senza
cappotto lasciando l'altro sbalordito per la stupidità della sua
risposta.
Ore ad un certo punto del pomeriggio.
Dopo un assurdo numero di fermate sigaretta il bus giunge finalmente
alla frontiera, l'estonia cerca di diventare passato, il futuro si
schiaccia contro il presente e...tam! Tam! Due timbri sul passaporto e
la madre russia li accoglie tra le sue braccia fatte di buche, paesi
dimenticati da qualsiasi dio, vecchie Lada impolverate e nuove bmw che
non esitano a salire sui marciapiede per evitare le code al semaforo.
È impressionante quanto la terra di vladimir e sergiei sia diversa da
quella di raivo e taivo.
Quanto, da queste parti, tutto sembri semplicemente regolato da una
sola legge. Il caos.
Come, per altro, sarà tutta la nostra storia.
Prendiamo la ricerca dell'albergo, ad esempio.
La conoscenza dei due audaci della città, megalopoli di cinque milioni
di abitanti, si limita a pochi, confusi e casuali nomi: prospettiva
nevsky, hermitage, vladimir putin. Che poi, con san pietroburgo non è
che c'entri poi tanto.
Ovviamente senza mappa, senza un rublo e senza sapere dove andare, i
due cominciano a muoversi.
Lermontovsky prospekt, sadovaya trovata a culo, bistrot per cena.
"io prendo la pizza" sceglie lo sciarpato arancione prima che l'altro
intervenga dicendo " io no. Io prendo uno di questi bei piatti di
carne che ci sono sul menu"
Risultato?
Sul tavolo arrivano due piatti di fegatini carbonizzati guarniti con:
numero mezzo pomodoro cotto e bruciacchiato; numero uno buccia di
cetriolo sapientemente tagliata in modo da non mettere nemmeno un
millimetro di polpa; numero tre forchettate di riso inamidato ;
Carotine e cipolle a volontà.
Praticamente una goduria.
Ripresa la passeggiata e confortati dalla terrificante cenetta, saggio
e matto, cominciano l'impresa. E se, per un comune mortale già solo
arrivare vivo in nevsky sarebbe abbastanza, loro no. Loro vogliono du
più.
Loro devono ancora trovare un hotel.
L'umore si scurisce, le parole svaniscono gli occhi fissano il vuoto.
Nulla a parte il grand hotel.
Nulla fino a che "bed and breakfast!!! Rooms!!!"
A grandi falcate si lanciano all'interno di uno dei cortili della
nevsky e cercano la fortuna.
Primo tentativo: minihotel. 2700 a notte per una camera di dubbio
gusto in un hotel senza pavimento.
Secondo tentativo: ostello. Pieno. E gestito da un ragazzo talmente
scemo che, alla domanda "do you have a map?" reagisce scappando per
ripresebtarsi con le pagine gialle.
Terzo tentativo: hotel cinese loschetto. Receptionist che non parla
inglese e prezzo, non trattabile, di 3800 a notte.
Decisanente troppo.
Soprattutto perchè, l'uomo che del caso ha fatto una ragione di vita,
ha pronto il jolly. " la mia guida" nientemeno che una lonely planet
vecchia di otto anni" dice che qui vicino c'è un hotel economico e
carino, dentro al teatro delle marionette. Andiamo!"
E la camminata ricomimcia. Con il freddo che congela il malumore, i
neon del centro che spariscono lasciando il posto a facce da bastardi
professionisti.
La tensione è palpabile.
E mentre uno spera di veder spostare la strada giusta al più presto,
l'altro comincia gradualmente a perdere la pazienza.
Esisterà davvero,poi, questo hotel bolshyoy? Ed avranno una camera per
loro? Ed oggi, otto anni dopo la pubblicazione della guida, sarà
ancora cosí economico?
Queste risposta le lascio a voi, cari lettori.
Perchèd i nostri totò e peppino lanciarono un napoleonico "merde!"e
tornarono, mestissimi, verso una nevsky senza alcuna prospettiva.
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