7 dic 2007

Che strana l'Estonia! - Intervista al regista Yuxin Zuhang


C'è sempre almeno un cinese in un casinò, amiamo giocare. Ed a vedere quello che fa la gente da queste parti, mi sa che gli estoni non scherzano!

Yuxin Zhuang è uno degli ospiti di prestigio di questo festival: con il suo primo featured film, Teeth of love, toccante pellicola simbolo di una Cina che cambia, ha girato il mondo, ricevuto – meritati- riconoscimenti internazionali e scoperto un gran numero di interessantissime storie.


“Cerco sempre di parlare con quante più persone possibile quando sono all'estero, è il modo migliore per cominciare a conoscere un nuovo paese, una nuova cultura. Qualcuno mi ha detto che gli estoni sono molto timidi, chiusi. L'opposto, ad esempio degli italiani. È vero?”

“Noi, in Cina, non distinguiamo moltissimo le nazioni europee, non conosciamo tutti questi particolari. Ma dopo aver visitato Francia, Monaco e Stoccolma, ho iniziato a capire che dentro al vostro continente esistono un gran numero di differenze.”

Regista giovane e pieno di progetti - “ne ho due pronti: uno abbastanza ambizioso ed uno più normale. Dipenderà tutto da quanti soldi avrò a disposizione” - mi confessa le sue impressioni sull'Estonia. “A parte il freddo e la neve, che non mi aspettavo di trovare già da novembre, tutto qui è così...così...piccolo!”

Pronto a rifiutare la splendida BMW con autista messa a disposizione dal festival per il tragitto Vene Teater – Park Hotel, prova a paragonare la sua Beijing con la “nostra” Tallinn.
“E' semplicemente incredibile. Se si conta il numero degli abitanti, Tallinn è più piccola du un quartiere di Pechino...e sembra tutto così tranquillo! Prendiamo il traffico” mi dice indicandomi Tartu mnt dal finestrino.

“Da noi non esistono ore di punta: è sempre ora di punta. Sempre più persone usano la macchina e per qualsiasi spostamento si perde una vita. Per non parlare dei mezzi pubblici!
Ora le cose cambieranno grazie alle olimpiadi ma, fino a che non finiranno i lavori per le nuove reti, continueremo ad avere solo tre linee di metropolitana. E stiamo parlando della capitale cinese!
Qui avete bus, tram, filobus, poche macchine...” quello che lui non sa, però, è quanti talliniani si lamentino del traffico al giorno d'oggi...questione di punti di vista, insomma.

Da buon Europeo, però, quello che mi incuriosisce è cosa pensi, cosa conosca lui della nostra Unione.

“Mi piace molto il vostro calcio, soprattutto quello italiano. In Cina siamo in moltissimi a seguirlo. E poi so che, ad esempio, in Olanda si può fare praticamente di tutto: si possono usare droghe e gli omosessuali possono sposarsi.”mi dice con tono un po' sarcastico."
Ma quando gli svelo che certe cose possono accadere anche nella Spagna di Zapatero, lui spalanca gli occhi quasi come se non potesse crederci.

Ed in CIna?

“In Cina no, questi sono temi troppo sensibili da noi. Pensi che anche un film importante come Brokeback Mountains di Ang Lee non è riuscito ad avere l'autorizzazione per essere proiettato nelle Midlands: non siamo ancora pronti per certe cose. Il cinema cinese, come la società, è abbastanza diverso da quello che siete abituati ad avere in occidente, ma piano piano le cose stanno cambiando.”
E tra uno struggente aborto privato e la descrizione di un'epoca in cui femminilità ed amore non erano altro che una malattia, anche il suo lavoro non fa eccezione.

“Francamente penso che il mio film non sia piaciuto moltissimo all'ambasciatore, ma credo sia normale.” perché Teeth of love non è un film gentile, è una critica ad un mondo che lui per primo ha vissuto - quello degli anni immediatamente seguenti alla rivoluzione culturale - e che sta cercando di spiegare al suo pubblico.

"Spero che il pubblico comprenda che il mio non è un film pessimista, non è negativo. Il dolore che mostro non è necessariamente male, è il punto di partenza di un percorso che aiuta la protagonista a scoprire e capire se stessa." Un punto di partenza che, qualcuno dice, potrebbe condurre anche lui nel gradino più alto del podio di questo festival.

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Giovanni Angioni - g.angioni@gmail.com - facebook.com/giovanni.angioni
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